N° 18
(EPILOGO)
Il Mondo è la mia patria, tutti gli esseri umani sono miei fratelli, fare del bene è la mia religione.
Thomas Paine
(1737/1809)
Ci
sono giornate che iniziano proprio male. Prendiamo, ad esempio, Jeff Mace, l’uomo nel costume di Capitan America. Ha passato
l’ultima settimana in giro per il mondo a dare la caccia al terrorista
conosciuto come Gael, impegnato in una serie di assassini politici di
funzionari dei ministeri degli Esteri e della Difesa di vari paesi del mondo.
L’ultimo suo bersaglio è stato J. William Mace, Capo
della Delegazione Americana per il problema della guerra tra Murtakesh e Halwan. Will Mace, come lo chiamano i suoi amici, è un uomo coraggioso e
si trova anche nell’unica posizione di essere sia figlio, che padre di uomini
che hanno vestito l’uniforme e portato avanti la gloriosa tradizione di Capitan
America, in questo momento si ritrova a vedere suo figlio, che ha appena
bloccato Gael nel giardino dell’Ambasciata Americana a Riad, capitale
dell’Arabia Saudita, fronteggiare anche un altro avversario.
Crossbow è
un mercenario inglese, con una fissazione per il XII Secolo, come dimostrano il
suo abbigliamento e la scelta dell’arma: una balestra, all’apparenza molto
antica. È apparso all’improvviso, puntando la sua arma contro il cuore di Gael
e dicendo:
-Si è finita per questo fellone! Ma mia sarà la mano che dispenserà la giustizia della Regina.-[1]
La freccia scocca, ma Capitan America agisce d’istinto e la blocca con lo scudo, prima che raggiunga il bersaglio.
-Non ucciderai nessuno Crossbow, non se potrò impedirtelo.- esclama l’eroe a stelle e strisce.
-Quell’uomo merita la morte per i suoi crimini contro la Regina.- ribatte Crossbow.
-Se dovrà morire, avverrà in un regolare processo, per decisione di una giuria, ma non permetterò a nessun fanatico di farsi giustizia da se.- replica Cap, afferrando il polso dell’inglese.
-Idiota, tu perdi tempo con me, ma intanto Gael scappa.-
Infatti, Gael si è rialzato ed ha ripreso a correre verso il cancello, ma la distrazione è ulteriormente fatale a Cap, che si vede colpire alla mascella dal suo avversario e perde la presa sul suo polso.
Richmond, Capitale della Virginia. Lo sguardo di Sharon Carter si perde oltre il James River, verso l’Atlantico, quasi senza vedere nulla davanti a se. Quali che siano i suoi sentimenti attualmente, li tiene decisamente per se. Non molto tempo fa ha avuto un’esperienza decisamente sconvolgente, quando, nel corso della crisi mondiale chiamata “Inferno², è stata stuprata da un’orda di demoni. Sharon è rimasta in stato catatonico per alcuni giorni, come se la sua mente avesse staccato la spina per difendersi dal trauma, poi si è apparentemente ripresa, rifiutando di farsi vedere dagli psicologi dello S.H.I.E.L.D. Nick Fury non ha voluto mandarla in congedo, ma ha preferito mandarla a comandare la Sezione S.H.I.E.L.D. di Richmond. Sperava di tenerla lontana dagli stress forse? Stupido, stupido come tutti i maschi che pensano alle donne come qualcosa di prezioso, fragili porcellane che possono rompersi al minimo urto. Lei non è così, è fatta di acciaio temperato, ha passato cose che avrebbero spezzato la fibra di uomini che si ritenevano dei duri ed è ancora qui per raccontarlo… se volesse davvero farlo.
Il guaio, Sharon, è che i problemi raramente scompaiono negandone l’esistenza ed il passato ha la brutta abitudine di presentarti il conto, prima o poi.
A bordo della U.S.S. Simon Savage, di stanza nel Golfo Persico, il Capitano dei Marines Elizabeth Mary Mace chiude il dossier con le indagini sugli incidenti avvenuti a bordo nelle ultime due settimane e si rivolge al suo assistente, il Tenente di Marina Martin Luther King Mitchell.
-Se dobbiamo escludere l’intervento di terroristi, non ci rimangono che due soluzioni.- afferma.
-E quali?- chiede Mitchell, una domanda retorica, perché anche lui sa bene qual è la possibile risposta.
-Uno: il colpevole od i colpevoli hanno ucciso proprio chi volevano uccidere. Gli attentati sono solo una cortina fumogena per farci pensare ai terroristi, cosa più che logica di questi tempi.- risponde Lizzie.
-E l’altra possibilità…- replica Martin –… è che il nostro uomo volesse uccidere solo uno dei bersagli ed abbia provocato gli altri incidenti per confondere le acque e farci pensare ad un attentatore.-
-È possibile, si, ma dobbiamo procedere per gradi, dovremo interrogare da capo tutti.-
-Di nuovo?-
-Non lamentarti troppo, ci pagano per questo.-
2.
Bel tipo di eroe, pensa Cap, mentre recupera subito l’equilibrio, mi sono fatto sfuggire non uno, ma ben due avversari, ci sarebbe da dubitare che Steve Rogers abbia fatto una buona scelta affidandogli una responsabilità troppo grande. No, lasciamo i pensieri disfattisti ad un altro momento, ora deve pensare a fermare Gael ed anche Crossbow. Non sarebbe una gran perdita, se Gael morisse, ma gli pare di sentire la voce di Rogers che gli dice che ogni vita è preziosa, anche quella di un assassino. Guarda i due uomini in corsa davanti a lui, vede gli uomini del Servizio di Protezione dell’ambasciata puntare le armi. Forse loro lo solleveranno dal problema. No, è affar suo. Stringe le labbra e medita sul da farsi, poi, prende una decisione. Lo scudo viene lanciato e oltrepassa Crossbow, per infilarsi fra le gambe di Gael, che perde l’equilibrio e rotola a terra.
-Ah!- esclama soddisfatto Crossbow –Il destino ha deciso per il fellone, ora tocca a me dargli l’appropriata punizione.-
-Scordatelo amico!- esclama Cap, saltandogli addosso. È stato un rischio calcolato, pensa, Gael non vale nulla in un corpo a corpo, di lui possono occuparsi i soldati, ma questo buffone in costume potrebbe essere un osso duro.
Il suo avversario prova la verità di quest’asserzione, facendo una mossa che fa volare Cap al di sopra della sua testa, ma l’eroe a stelle e strisce è rapido nel fare una capriola ed atterrare sui talloni. Contemporaneamente, colpisce col tacco lo scudo a terra, facendolo rimbalzare davanti a se. Benedette sessioni di allenamento, pensa tra se e se. Rapido, si getta contro Crossbow e gli afferra il polso cercando di fargli cadere la balestra.
Dietro di Cap, Gael si sta muovendo. Per me è finita, pensa Paddy O’Hanlon, mi prenderanno sicuramente, ma, se sono abbastanza rapido, avrò almeno la soddisfazione di sbarazzarmi di quest’impiccione americano.
E da uno dei suoi polsini scatta una sottile, ma acuminata lama.
Connie Ferrari è seduta alla sua scrivania, nel suo ufficio di Procuratore Distrettuale di Manhattan, leggendo un libro di diritto, quando le viene annunciata una visita. L’uomo che entra è un giovanotto alto, biondo, dagli occhi azzurri e dall’aperto sorriso.
-Steve!- esclama la giovane donna -Sei un vero balsamo per i miei stanchi occhi.-
Steve Rogers si lascia abbracciare, mentre dice:
-Giornata difficile Connie?-
-Dì pure: settimana difficile.- ribatte lei –È cominciata con una strage in un bordello clandestino della 42° Strada commessa da una specie di supercriminale schizofrenica, Typhoid Mary, che, a quanto pare, è diventata, chissà come, la nostra consulente nella caccia ad un altro serial killer che ha rapito una donna e la sua bambina[2] Come se non bastasse, abbiamo un cecchino in giro, che colpisce a caso chi gli passa per la testa, senza movente. Ci crederesti? Sembra che potrebbe essere il Punitore.[3] Come se non bastasse, mi hanno appena avvertito che è stato arrestato un tizio che potrebbe essere il supercriminale Switch. Te lo ricordi? Quello che tentò quell’assurda impresa di rubare il fiume Hudson.[4] Dicono che abbia ucciso un suo vecchio complice e pare che sia legato alla Mafia Russa, tanto per rendere le cose ancor più complicate.-[5]
-Una situazione difficile, capisco.- commenta Steve.
-Davvero. Beh, piantiamola qui e parliamo di te. Non ti sei fatto vedere molto spesso ultimamente. Ancora non capisco perché ti sei voluto seppellire ad insegnare in quella scuola del Connecticut.-
-Diciamo che è stato una specie di tributo ad un vecchio amico scomparso, ma lasciamo stare. Ti va una cena?-
Connie sorride.
-Il solito ristorantino familiare a Brooklyn e poi scegliamo tra casa tua e casa mia? Mi piace come programma. Andiamo Mister Rogers.-
-Mi dia il braccio. Miss Ferrari.-
3,
Anche Sam Wilson chiude il suo ufficio di assistente sociale ad Harlem dopo una dura giornata di lavoro. Diversamente dal suo amico Steve Rogers, però, non ha nessuna compagnia femminile con cui dividere la sua serata. I suoi pensieri corrono alla sua donna di un tempo, Leila Taylor, non la sente da tempo ormai. È strano come il destino a volte separi persone che sembravano dover stare insieme per sempre. Poco male, andrà a cena da sua sorella Sarah e poi uscirà di pattuglia come Falcon. Deve rendere un po’ nervoso il suo amico Morgan e disturbare il traffico del DK, di cui Il Boss di Harlem sembra essere responsabile, potrebbe essere interessante anche per i Vendicatori.
E così se ne va, ignaro che il destino sta tessendo intorno a lui una tela che porterà a notevoli cambiamenti nella sua vita, ma questi sono cose per un altro giorno.
Una lama che scatta verso la schiena di Capitan America ignaro, il volto di suo padre che urla un avvertimento destinato a rimanere ignorato, gli occhi di Crossbow che osservano la scena, una decisione presa. Tutto questo in appena una frazione di secondo, sufficiente perché Crossbow sposti Cap con un movimento improvviso e riceva la lama nel petto. Lo sconcerto dura solo un attimo. A Cap basta una semplice torsione del polso, per far partire il pugno guantato che regge lo scudo ed abbattere Gael, poi il simbolo dei valori americani si china su Crossbow.
-Mi hai salvato la vita, perché?-
-Tu sei… un uomo d’onore…non era giusto che… lui… ti…-
In quel momento, ecco accorrere i soldati ed il personale d’ambasciata , tra cui Will Mace.
-Tutto bene Cap?- chiede il funzionario del Dipartimento di Stato.
-Io sto bene.- gli risponde suo figlio, poi indica Crossbow –Quest’uomo ha bisogno di un medico e quell’altro…- indica Gael -… prendetelo in custodia, avrà molto di cui rispondere alla giustizia.-
-E tu?- chiede Mace.
Cap si sforza di sorridere.
-Io? Io ho fatto solo il mio dovere e continuerò a farlo, facendo del mio meglio, come dovremmo fare tutti.-
Quando riprende i sensi, Betty Brant si ritrova di fronte ai due Mace, padre e figlio.
-Su beva questo Miss Brant, le farà bene.- le dice Will porgendole un bicchiere con dentro quello che sembra Whisky. Betty ne beve un sorso e tossisce.
-Cosa mi è successo?-
-Beh, è un po’ imbarazzante, ma è svenuta improvvisamente.- risponde ancora Will –Forse aveva accumulato un po’ di stress e stanchezza e quel che è successo qui…-
-Si, forse… ma non capisco lo stesso... io…ehi, un momento, cos’è successo con quell’attentatore?-
-Capitan America è intervenuto e l’ha preso.- risponde Will –Ma credo che mio figlio abbia preso appunti, vero Jeff?-
-Beh, a dire la verità…- risponde Jeff -…non è proprio del tutto esatto. Non ho scritto niente, ma mi ricordo benissimo tutto e potrei raccontarti tutto quello che ha fatto Cap, come se l’avessi fatto io stesso.-
4.
Da qualche parte non meglio identificata, in una sala riunioni, ad un tavolo stanno sedute sette persone.
-Gael è stato catturato.- dice uno dei sette –Ha fallito il suo ultimo bersaglio per colpa di Capitan America.-
-Chiunque ci sia dietro quella maschera, è sempre la nostra bestia nera.- interviene un altro –Non ha importanza, però, ha portato a termine abbastanza missioni da farci raggiungere almeno l’obiettivo minimo. Grazie ai suoi assassini, i nostri uomini hanno fatto un altro passo avanti nei nostri piani ed è questo che conta.-
-Mi piacerebbe sapere chi ha inviato Crossbow contro Gael.- interviene un terzo. –Una terza parte in questo gioco? Il maledetto Fury?-
-Quello lo scopriremo di sicuro.- replica il secondo –Ma non credo che ce ne dovremo realmente preoccupare, siamo al sicuro da ogni ricerca. Nemmeno Gael sa chi gli aveva dato gli incarichi.-
-Ma il maledetto Capitan America?- interviene il primo.
-Non preoccupatevi di lui, quel dilettante non riuscirà mai a danneggiarci quanto basta. Lasciamo che questi cosiddetti supereroi si beino dei loro apparenti successi, smantellando basi “segrete” e quant’altro, noi saremo sempre un passo avanti a loro e, mentre la loro attenzione è distratta, saremo noi a vibrare l’ultimo colpo, ricordatelo: vincere è il nostro destino finale.-
New York, sede dello S.H.I.E.L.D. Nell’ufficio di Nick Fury troviamo il suddetto Direttore, Il Vice Direttore Esecutivo Valentina Allegro De La Fontaine ed il Dottor Timothy Aloysius Cadwallader Dugan II, figlio del più noto “Dum Dum” Dugan, attuale Vice Direttore Esecutivo Anziano dello S.H.I.E.L.D.
-A quando pare avevi ragione z…ehm Nick.- commenta Dugan Jr.
-Lui ha sempre ragione, non lo sai?- interviene Val.
-Non fare troppo la sarcastica, Contessa.- ribatte Nick –Capitan America non saprà,e non deve sapere mai,che, mentre ci faceva da specchietto per le allodole, noi eravamo sempre dietro a lui, pronti ad intervenire e che i movimenti di Gael non erano affatto un segreto per noi, ormai.-
-Non siamo, però, riusciti a scoprire chi erano i suoi committenti.- dice Dugan –Non sappiamo se lavorasse per qualcuno in particolare o se ne avesse più di un solo committente, non sappiamo perché volessero quella gente morta, non sappiamo niente.-
Fury si avvicina alla finestra.
-Sbagli giovanotto.- risponde –Sappiamo che sono la fuori e ci aspettano, pensano di essere più furbi di noi e di poterci battere, ma dovrebbero aver imparato una cosa ormai ed è che quando il Sergente Fury comincia a combattere, non si ferma finché i suoi nemici non sono tutti a mordere la polvere, ma, se lo hanno scordato, lo ricorderanno, credimi, lo ricorderanno amaramente.-
E così dicendo, apre una finestra e, in barba ad ogni regolamento, si accende un sigaro.
MAI LA FINE
(EPILOGO)
1.
Miami Beach,
Florida. Un bel posto dove vivere, uno
di quei posti in cui gli americani che hanno raggiunto l’età della pensione
decidono di ritirarsi per godersi una serena vecchiaia, ma è anche uno di quei
posti frequentati da turisti di tutto il mondo e dove non è affatto raro vedere
belle ragazze in bikini passeggiare sulle strade del lungomare. L’uomo seduto
ad un tavolo di un bar con vista sulla spiaggia non pensa allo spettacolo della
bellezza femminile adesso ed è troppo giovane per essere in pensione. È un uomo
sui trent’anni, forse, massiccio, capelli corti e biondi, occhi coperti da
occhiali scuri. Per l’Agente Speciale del F.B.S.A. Jack Daniels è stata una
settimana dura e difficile. Niella sua identità mascherata di U.S.Agent è stato prima in Sud America, per una missione di
salvataggio di un gruppo di Marines ed agenti della D.E.A. decimati da una
mostruosa creatura, frutto di un esperimento genetico vecchio di millenni;[6] poi
in Africa, con il resto di WorldWatch, giusto in
tempo per vedere sorgere e cadere l’utopia di un Impero d’Africa, oltre a
testimoniare lo scioglimento del gruppo in cui aveva militato per un bel po’ di
tempo.[7]
Ora, senza
più gli obblighi che lo legavano a quel gruppo, per Jack rimangono solo i
legami col suo governo e con la sua coscienza.
Pochi
giorni prima, in un Campo Base nell’entroterra del piccolo stato americano di Tierra Verde.
Fanno uno strano contrasto questi due:
la donna piccola, minuta, con la tonaca bianca e l’uomo massiccio in costume
nero, bianco e blu davanti a lei.
-Sono davvero contento che stiate bene Sorella Salvezza.-
sta dicendo U.S.Agent -Le ustioni alle sue mani
stanno davvero guarendo in fretta?-
La suora
si guarda le mani fasciate, il dolore è attenuato, ma c’è ancora. Certo è quasi
un ironia, che proprio lei, le cui mani possono guarire quasi ogni malattia,
debba dipendere dalle comuni risorse della medicina per se stessa. Ringrazia
Dio, però, per questo suo dono, senza di esso, la malefica creatura di nome
Spora, forse, non sarebbe mai stata sconfitta.[8]
-Le mie mani guariranno.- commenta –Mi dispiace solo che il
loro potere curativo, che Dio mi ha concesso, non potrà essere usato a
beneficio di coloro che soffrono.-
Si preoccupa sempre e solo degli altri e mai di se
stessa?.- chiede U.S.Agent.
-Lei crede in Dio Señor Agent?-
replica lei.
Agent
esita un attimo, sorpreso dalla domanda.
-Beh… si…Dio e Patria, certo. Non sono cattolico… come lei…
ma andavo sempre alla funzione da ragazzino e,.. beh che importa?-
La suora
sorride.
-Lui non fa mai nulla senza uno scopo, sa? Forse mi ha dato
questo potere perché fossi qui al momento giusto per distruggere Spora, o,
forse, per donare speranza a chi non se l’è mai concessa- Non lo so, so che
sono qui. Ho fatto un lungo cammino per arrivarci, ho commesso errori… peccati…
ma, alla fine sono arrivata e faccio solo quel che mi è stato chiesto,
nient’altro.-
Agent si
guarda intorno e vede gli indigeni e gente che non ha molto dalla vita ed altri
che sono pronti a dare quel poco che hanno per gli altri. Improvvisamente fissa
la suora e si mette sull’attenti, facendo il saluto militare.
-Lei è una donna straordinaria le dice e le auguro tutto il
bene del mondo.-
Poi si
avvia all’elicottero.
2.
Oggi, Florida.
Jack Daniels paga il conto e si avvia verso la spiaggia. Le parole di Sorella
Salvezza risuonano nella sua mente: “Ho fatto un lungo cammino per arrivarci…
ma, alla fine sono arrivata.”
Quanto è
stato lungo il suo di cammino? Jack non lo sa e non sa nemmeno se è finito, ma
i suoi pensieri tornano a come è cominciato
Era solo
un ragazzo di Custer Grove Georgia, figlio di onesti contadini
che lo avevano cresciuto con valori semplici, ma chiari. All’epoca il suo nome
era ancora John Walker. Quando suo fratello maggiore era morto in guerra, lui
si era arruolato per imitarlo, per essere alla sua altezza, ma era giunto
troppo tardi, la guerra era orami finita e l’esercito non gli offriva più
quello che cercava. Scaduta la ferma era ancora in cerca di una strada ed il
suo cammino lo portò a Los Angeles e qui fece i primi due incontri
significativi: un uomo di nome Ethan Thurm ed un altro
che si faceva chiamare Power Broker.
L’odore di
salmastro colpisce le sue narici. Non ha mai riflettuto se gli piace il mare,
forse non ha mia riflettuto su molti aspetti della sua vita, in realtà. Il
pallone lo colpisce e lui si gira di scatto. È solo un gruppo di ragazzi che
giocano a beach volley.
-Mi scusi…- gli si rivolge una ragazza –Ci ridarebbe il
pallone per favore?-
Jack
sorride
-Ma certo!- risponde e lancia il pallone verso il gruppo.
Strano, ma per un attimo, prova invidia per loro.
3.
Sottoporsi
all’esperimento del Power Broker gli era sembrata una buona idea, ora con tutta
la sua struttura fisica mutata, poteva essere quello che desiderava: un eroe
alla pari, no, migliore di capitan America. Divenne il Super Patriota, ma cercò
la gloria non nel modo giusto, ma con l’inganno e ne pagò il prezzo più di una
volta.
Gli
offrirono l’occasione della sua vita: diventare non un semplice eroe, ma l’eroe
per eccellenza: Capitan America. Scoprì solo più tardi che sia lui che
l’originale Cap erano stati manipolati dal Teschio Rosso in un complesso gioco
di vendette che portò alla morte dei suoi genitori, trucidati sotto i suoi
stessi occhi per la sola colpa di essere suo padre e sua madre. Quanto a lui,
la sua mente cedette allo shock e lui impazzì.
È come
guardarsi attraverso uno specchio deformante: sai di essere tu, ma non riesci a
riconoscerti. Manipolato. Tutti lo consideravano un burattino allora e lui
lasciava che gli tirassero i fili. Il suo esaurimento rese loro le cose anche
più facili. Era una pedina… e forse lo è anche adesso.
La sua vita era a pezzi, i suoi genitori
erano morti, la sua identità segreta rivelata, Steve Rogers si era riguadagnato
l’identità di Capitan America. Per lui non c’era altra scelta: John Walker
doveva morire e doveva farlo in maniera spettacolare, e così fu.Dalle ceneri del Super Patriota, dal fallimento di
Capitan America, nacque U.S.Agent e lui ebbe,
finalmente la sua chance per essere l’eroe che aveva sempre voluto essere:
combattere per il bene della sua nazione ora e per sempre. Lo curarono ,
guarendolo dalle sue psicosi, o così gli dissero, lo allenarono ad un nuovo
ruolo. Divenne Jack Daniels, Agente Federale e Jack Daniels era U.S.Agent, il supersoldato
americano al 100% fedele alla bandiera, senza riserve e senza domande.
Eppure ci
sono delle domande, ma forse non hanno risposte.
-Jack…-
Riconoscerebbe
dovunque il suono di quella voce: Valerie Cooper, ex funzionaria del suo
Governo ed ora funzionaria dell’O.N.U. e, per lui molto di più, anche se ci ha
messo del tempo ad ammetterlo. Forse questa sarà la loro ultima vacanza insieme
per molto, molto tempo. L’ultima chance per essere solo un uomo ed una donna.
-Ciao Valerie.- risponde lui stringendole le mani.
-Sembri turbato.-
-Stavo riflettendo.-
-A proposito di cosa?-
-La mia recente missione in Sud America. Non riesco a non
pensare che chi ha organizzato la mia spedizione di soccorso sapesse benissimo
cosa stesse accadendo in quella jungla e volesse vederci tutti morti perché non
fosse rivelato. Non ho avuto il tempo di approfondire molto la faccenda, ma…-
-Ma forse è per quello che un certo Agente Speciale della
D.E.A. è finito all’ospedale con la mascella fratturata ed un certo numero di
denti rotti, a Washington, poco prima della nostra partenza?-
Jack Daniels sogghigna, rispondendo:
.Può darsi, chissà? Comunque, io credo che si sia rotto
anche il naso. Beh, mi è venuta fame, che ne dici di andare a cena?-
-Ottima idea.- risponde Valerie –C’è un ristorante qui che
fa certi piatti di pesce…-
-Pesce? Spiacente, ma per me solo un americanissimo
hamburger, o al massimo una bella bistecca.-
-Lei non sa vivere, agente Daniels.-
-Può darsi, Dottoressa Cooper, può darsi.-
FINE
NOTE
DELL’AUTORE
Spero che
la fine delle nostre due piccole saghe vi sia piaciuta, per adesso, eccovi
alcune piccole noterelle. -_^
1)
Anche
se Gael è stato catturato, l’identità dei suoi mandanti rimane un mistero, o
no? In effetti, forse vi sono abbastanza indizi per indovinare le loro
identità, ma, per il momento, lasciamo il problema ad un altro giorno.
2)
Anche
l’identità dei mandanti di Crossbow non è stata
rivelata, ma… beh, credetemi, anche questa è una domanda per un altro giorno.
-_^
3)
Nota
di continuity. Ebbene sì, non sono riuscito ad
esimermi dal fare il riepilogo di alcuni scottanti casi polizieschi che ci sono
nelle nostre serie newyorkesi. Chi se lo chiedesse, può dedurre che la sequenza
con Steve e Connie si svolge nel prossimo futuro rispetto al resto della
storia. Connie appare qui dopo la sua comparsa in Punitore #[12. L’avventura di
Capitan America, invece, si svolge prima di Vendicatori #26 e seguenti.
4)
Nota
di continuity bis. L’episodio di U.S.Agent
si svolge invece dopo WorldWatch #20. Lo rivedremo di
nuovo in un imminente episodio di Avengers Icons che
vi raccomando di non perdere. (Mmm chissà perché
questo consiglio spassionato? -_^)
Nel prossimo episodio, Capitan America
scivola sullo sfondo mentre l’azione si focalizza sui comprimari con, tra
l’altro: la conclusione dell’indagine di Lizzie Mace, una sorpresa per Sam Wilson, il ritorno di Joy Mercado e, finalmente, notizie su Roberta Mace. E con questo….
No, fermi, fermi, mi stavo dimenticando di Dallas Riordan
e John Watkins, ci saranno anche loro. -_^
Carlo
[1] Ebbene si, questo dialogo è ripreso pari pari dallo scorso episodio. -_^
[2] In Lethal Honey #8/11
[3] Come visto nella saga “Killer istinct” iniziata in Punitore MIT #12
[4] Credeteci, è veramente accaduto in Villains Ultimate Edition #1
[5] E’ avvenuto al termine di Villains #19
[6] Vedi gli ultimi quattro episodi.
[7] Come narrato in WorldWatch #19/20
[8] Nell’ultimo episodio, dove se no?